Il Teatro Diana è, come l’Acacia, uno dei “cinema-teatro” della zona “Vomero” di Napoli situato in via Luca Giordano.
Fu inaugurato nel marzo del 1933 da Umberto di Savoia, principe di Piemonte.
Vi si sono esibiti Raffaele Viviani, Totò, Eduardo e Peppino De Filippo, e successivamente anche Alberto Sordi, Vittorio Gassman, Franca Rame, Nino Manfredi, Giorgio Gaber, Dario Fo e Marcello Mastroianni.
Diversi i premi vinti e gli attestati ricevuti, tra i quali ben 8 “Biglietti d’oro”.
Breve estratto da
“Il teatro Diana” - Giulio Baffi, “Teatri di Napoli. Origini, vicende, personaggi e curiosità dei teatri di prosa.” - Tascabili economici Newton. "Napoli tascabile. Collana diretta da Romualdo Marrone. Giugno 1997.
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L’avvio dell’ impresa non fu facile, bisognò vincere addirittura l’opposizione di chi temeva i fastidi che un locale pubblico di quel genere avrebbe potuto causare compromettendo la quiete di cui il Vomero andava tanto fiera. Ma alla fine la sala fu inaugurata.
II 15 marzo del 1933 il Mattino annunciava:
«il maggiore avvenimento artistico e mondano della stagione avrà luogo domani, giovedì, al Vomero, con l’inaugurazione del Cinema Teatro Diana. Un film di prima visione in Italia, Il processo di Gaby Lelange con la tragica Gaby Morlay; un cartone animato a colori, novità per Napoli; un programma di Varietà, di autentica grande linea, costituiranno l’eccezionale spettacolo. Tutta Napoli elegante si ritroverà quindi domani sera nella meravigliosa sala del Diana».
L’inaugurazione costituì davvero un avvenimento mondano e culturale. Era la prima volta che a Napoli si vedeva un cartone animato. Così risultò vincente l’idea di legare insieme in un unico spazio differenti generi di spettacolo come il cinema e il varietà, e il Diana diventerà rapidamente un punto di riferimento amato e frequentato non soltanto dai “vomeresi”. […]
Il Diana non era il primo “locale di spettacolo” del Vomero; fu però il primo vero teatro e l’unico a rimanere nel tempo un punto di riferimento di grande prestigio artistico.
Nel 1910 infatti Peppino Resi, impresario del Teatro Eden, aveva aperto in via Morghen il Flora Park presentandovi due artisti di gran nome come Elvira Donnarumma e Gennaro Pasquariello. Ma con scarso successo, tant’è che il Flora Park fu trasformato rapidamente, e con miglior esito in sala da pattinaggio.
In via Kerbaker Michele Pizzicato, proprietario di un notissimo caffè di via Diaz, aprì, su consiglio dell’ amico Eduardo Scarpetta un ritrovo di spettacoli d’arte varia arricchita da fumanti e profumate “tazzulelle ‘e cafè” offerte al gentile pubblico; d’estate si faceva teatro e musica all’ aperto, nel graziosissimo Teatrino della Verzura in Villa Floridiana, e in via Aniello Falcone l’Arena Belvedere presentava altre serate di successo.
Dunque la serata d’inaugurazione del nuovo teatro napoletano fu un trionfo. Ce ne fornisce i dati il cronista del «Mattino» che si sofferma a descrivere ai suoi lettori i dati relativi alla sala e come il principe Umberto di Savoia aveva «minutamente visitato il grandioso locale che è stato costruito su un’area di 1500 mq. e dispone di oltre 2000 posti nonché di perfezionatissimi impianti elettrici, aereotermici, cinematografici. I fratelli De Gaudio, che hanno voluto con senso civico, fermo coraggio e irreprensibile buon gusto dare a Napoli un ritrovo ispirato a eccezionali criteri d’arte, come il Diana, sono stati lungamente interrogati dal Principe di Piemonte che ha voluto esprimere loro il suo alto, fervido, ambito elogio.” […]
E intanto il Diana, in più di sessant’anni di attività, è diventato un teatro molto amato dal suo pubblico. Ne sono testimonianza le fotografie che ritraggono le lunghe code al botteghino per assicurarsi so. Un migliaio di posti a sedere, disposti nei classici tre ordini: poltrone, galleria e balconata, una sala accogliente, un ridotto che negli anni ha subito qualche trasformazione per essere reso più funzionale.
L’aspetto del Diana non è mutato negli anni; neanche la distruzione dovuta ai bombardamenti dell’ultima guerra e la successiva ricostruzione, neanche l’incendio che in una notte di marzo del 1973 ne devastò l’interno, ne hanno mutato l’accogliente fisionomia. La sua storia si può tratteggiare scorrendo la gran quantità di documenti, programmi, locandine, fotografie, che, caso piuttosto raro nel mondo dello spettacolo, costituisco l’archivio del teatro.
Materiale prezioso, raccolto negli anni da Lucio e Mariolina Mirra, che con i figli, Guglielmo, Giampiero e Claudia, ne gestiscono con successo l’attività legandola saldamente anche alla loro impresa di produttori.
Scorrendo dunque locandine e fotografie d’epoca si troveranno le tracce di soubrette come Charlotte Bergman e Lucy D’Albert, e l’annuncio di “recite straordinarie” di Odoardo Spadaro che si fa chiamare se semplicemente Spadaro; è in scena con la sua Compagnia cui fanno parte 10 Blue Belle Ladies 10 della Paramount di Parigi».
Troveremo le tracce della straordinaria prova d’attore dell’ ultraottantenne Ermete Zacconi che nel dicembre del “XVI anno fascista” fu interprete per I ‘ultima volta del “Cardinale Lambertini”.
Una grande interpretazione che aveva fatto scrivere al critico Renato Simoni «Il Cardinale, grazie alle intense coloriture della sua recitazione è ormai diventato un pontefice», e che un foltissimo pubblico applaudì calorosamente conscio dell’eccezionalità dell’avvenimento. Una serata memorabile per chi ebbe la fortuna di trovarsi al Diana; […]
Negli archivi del Teatro Diana troveremo i segni del passaggio trionfale di un grande interprete: Nino Taranto. […]
Ricordi prestigiosi dunque, come quelli degli spettacoli di Raffaele Viviani, che al Diana era di casa e con la sua Compagnia presentò molte sue commedie, come “Mestiere di padre”, “Morte di Canevale”, “L’ultimo scugnizzo”, “L’ultima Piedigrotta”, “L’imbroglione onesto”, “Guappo di cartone”, “Vetturini da nolo”, “I vecchi di San Gennaro”. […]
Non meno prestigiosa è la presenza dei De Filippo, Eduardo, Titina e Peppino che portano al Diana divertentissime commedie come “Sik Sik l’artefice magico”, “Tutti uniti canteremo”, “Il ramoscello d’ olivo”, “Ditegli sempre di sì”. I De Filippo rimangono in scena per vari mesi. […]
Singolari percorsi si intrecciano nel tempo di questo teatro e in quello della famiglia De Filippo. Fu in questo teatro infatti che si consumò l’ultimo atto della rottura tra Eduardo e Peppino, sotto gli occhi della atterrita e addolorata Titina.
I De Filippo avevano nel pubblico del Diana un solido punto di riferimento, tra il1939 e il 1944 avevano presentato in questo teatro ben diciotto commedie, come “Natale in casa Cupiello”, come “La lettera di mammà”, “Uomo e galantuomo”, “Ditegli sempre di si”, “Miseria bellla”.
E intanto un livore divideva i due fratelli, prima trattenuto e mediato dall’abilità e dall’affetto di Titina, poi improvvisamente esploso, durante una prova, sul palcoscenico del Diana.
Fu qui che il pomeriggio del 10 dicembre 1944 Peppino, offeso per l’ennesimo brusco richiamo di Eduardo, salì in piedi su una sedia e incominciò a battere le mani e a scandire ritmicamente: «Duce, Duce». Poi si allontanò lasciando per sempre la Compagnia. […]
Si fonde così, nell’archivio del Diana, la documentazione della storia di più generazioni di teatro, e i protagonisti di quello passato danno la mano a quello presente in una armonia che significa, tanto per fare soltanto qualche altro nome “di casa” al Diana, Alberto Lionello, Enrico Maria Salerno, Aldo e Carlo Giuffrè, Mariano Rigillo, Leopoldo Mastelloni, Lina Sastri, Gino Rivieccio. Fino alle due eccezionali “performance” di Pupella Maggio, interprete per una sola sera di “Oberon”, scritta per lei da Ugo Chiti, e protagonista di una straordinaria “Serata d’onore” a lei dedicata in occasione della presentazione della sua biografia “Poca luce in tanto spazio”. […]
[Il Diana è] un teatro ricco di storia, […] anche se tutto sommato abbastanza “giovane“ tra quelli napoletani che, a volte, hanno attraversato i secoli con le loro spettacolari vicende. […]