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Sezione 1 - Marcantonio Passero: il possesso di “libri proibiti” e la condanna; il “privilegio di stamp

2023-05-22 11:05

Paolo

Paolo Lubrano, Marcantonio Passero, Miei testi, Miei testi,

Sezione 1 - Marcantonio Passero: il possesso di “libri proibiti” e la condanna; il “privilegio di stampa”: il precursore del “Copyright”.

SEZIONE 1 - 1 - Marcantonio Passaro.  2 - I SEDILI O SEGGI A NAPOLI. - 3. L’ARRESTO E LA CONDANNA

12 luglio 2021

Paolo Lubrano

Sommario

 

 

Parte 1.

     Marcantonio Passaro. 

 

Parte 2. 

     I SEDILI O SEGGI A NAPOLI. 

 

Parte 3. 

     L’ARRESTO E LA CONDANNA. 

 

Parte 4. 

     I LIBRI PROIBITI 

 

Parte 5. 

      IL PRIVILEGIO DI STAMPA. 

 

Parte 6. 

     Giulio Mazzolini - “Privilegi, censure e diritto d'autore. Dai privilegi degli stampatori nel '500 al diritto d'autore passando attraverso la censura ecclesiastica”. 

 

Parte 7. - Il testo dell’articolo. 

      Privilegi, censure e diritto d'autore. Dai privilegi degli stampatori nel '500 al diritto d'autore passando attraverso la censura ecclesiastica - di Giulio Mazzolini 

 


SEZIONE PRIMA

PARTI  1 - 3

Parte 1

Marcantonio Passaro

 

Di seguito le stringate, sommarie e sintetiche informazioni biografiche a riguardo del “libraio napolitano” Marcantonio Passero[1]: che vengono riportate sul sito “ICUU – Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle Biblioteche Italiane e per le informazioni bibliografiche[2]”:

 

 

Nome:                           Passaro, Marcantonio

Date di attività:           1534 - 1569

Date in BD:                  Napoli [1534?] - 1569; 

Notizie:                         Editore e libraio attivo a Napoli. Si servì delle tipografie di Mattia Cancer e di Giovanni De Boy. Nel 1574 fu arrestato per vendita di libri proibiti. Secondo Manzi era forse figlio di Giacinto, secondo Toscano non lo era.

Indirizzo:                     Al seggio Capuano; alli Ferri Vecchi; allo Episcopato

Nome su edizioni:        Marco Antonio Passaro; Marcus Antonius Passeris

Fonti:                            BMSTC, ZATCC, AMTCI (Passaro, Marcantonio); BORSA, MZCAN (Passaro, Marco Antonio); MZSUG (Passaro, Marc'Antonio); IACLA (Passaro, Marco A.); TONAP(s.v.: Giacinto Passaro); FRNAP (Passero, Marco Antonio); NUCLI (Passero Marc'Antonio);

Stato:                            Massimo

Identificativo:              CNCT 1781

 

Notizie, queste, che ritengo siano state riportate a motivo del suo essere stato Editore e non perché libraio.

Resta chiaro che il “Catalogo Unico delle Biblioteche Italiane” non riporta le fonti delle sue note.

Dove avrà preso le informazioni inserite nella scheda il compilatore della voce?

 

A riguardo del nome del padre non ho trovato alcuna indicazione: in nessun testo nel quale viene menzionato Marc’Antonio Passero viene riportato; davvero si chiamava Giacinto? (il Borzelli nella sua nota non ne scrive e non lo cita); per quale motivo nella scheda “ICUU” gli viene accostato? forse che anche il padre è stato libraio a Napoli tra la fine del XIV e gli inizi del XV secolo e ha trasmesso al figlio la sua bottega? tra l’altro da come si legge risulta una discordanza tra i due biografi menzionati.

Per quanto mi è capitato di reperire Marc’Antonio Passero ha un passato del tutto anonimo e sembra essere del tutto sconosciuto fino al 1534; in realtà nulla ho trovato di lui tra il 1534 e il 1538 anno del suo esordio come “editore”.

 

Riguardo a “Manzi” ritengo si tratti di “Pietro Manzi” autore de “La tipografia napoletana del ‘500”; di “Toscano” invece non saprei dire.

Chi ha redatto la voce nel catalogo avrebbe potuto essere più preciso così da consentire un approfondimento.

Sarebbe stato anche utile conoscere in quale suo scritto e in quali pagine Pietro Manzi, se davvero di lui si tratta, fa riferimento a Marcantonio Passero; di questi mancano, come ho scritto, alcune notizie fondamentali: dove e quando è nato, se fu napoletano di origine, se proveniente da altra città quando si trasferì a Napoli, come si è trovato a essere libraio e, infine, quando e dove è morto.

 

            Il catalogo, alla voce “Indirizzo” riporta testualmente: “Al seggio Capuano; alli Ferri Vecchi; allo Episcopato” invertendo probabilmente l’ordine degli indirizzi delle sue “sedi”.

 

Che una delle sue sedi sia stata “alli Ferri Vecchi” è lo stesso Passaro che lo rende noto nell’inserire il suo nome quale editore nella quarta di copertina del volume di Marcantonio Falconi, pubblicato nel 1538, sul terremoto di Pozzuoli e la nascita del Monte Nuovo.

Siamo praticamente al centro di Napoli, nelle adiacenze di via Duomo.

Sembra che prima, e cioè nel 1534 e si ritiene fino al 1538, la sua sede sia stata all’Episcopato, che potrebbe essere riferibile a quella della Curia, in Largo Donnaregina; questa informazione, che non ho individuato da dove l’abbia rilevata, viene riportata da Angelo Borzelli che scrive:

 

 “[…] Il noto tipografo a Venezia, che era anche un uomo colto ed un letterato, Gabriel Giolito de Ferrari, stimava il Passero libraio in Napoli, che aveva sua dimora, o stanza, nel 1534 all'Episcopato e nel 1538 alli Ferri Vecchi e col Giolito ed altri uomini di nome, sepur per interessi, era cagion di considerazione non piccola.[3] […]

 

Circa una sede al “Seggio Capuano” l’unica fonte a citarla è la scheda del “Catalogo ICUU”, che la segnala come prima ma senza specificare dove sia stata rilevata né a quale anno sia riferibile.

Tra l’altro sembra che la scheda sia imprecisa visto che la sede all’Episcopato è stata precedente a quella alli Ferri Vecchi.

 

Come interpretare inoltre questa informazione? è davvero stata al “Seggio Capuano” la sua prima sede fino al 1534? è stato un semplice abitante del quartiere, e quindi è da intendersi come “residente nell’area di Porta Capuana”, oppure la sua famiglia era inserita nel seggio e dunque era di origini nobili o patrizie? In realtà questo non credo proprio.

Tra le famiglie risultanti iscritte al seggio la sua non la ritrovo.

Forse sarà stato lì che ha iniziato la sua attività di libraio e probabilmente la sua sarà stata la classica “casa e bottega napoletana”? un locale composto da un piano terra dove veniva svolta l’attività quotidiana e un piano superiore che corrispondeva all’abitazione.

 

E ci viveva: da solo? Con la famiglia? O forse è solo il quartiere in cui aveva messo su bottega per iniziare la sua attività di libraio?

Ancora una volta se questa informazione è stata prelevata da quanto riporta su di lui Pietro Manzi, mi rammarico di non poter accedere al suo testo.

Sarebbe stato interessante anche conoscere con maggiore precisione quale sia stato l’anno in cui ha spostato di volta in volta la sua sede.

 

Forse al “Seggio Capuano” è stata la sua “ultima” sede e non la prima? E da che anno? Prima della sua condanna o dopo?

Borzelli non ci racconta di nessuno spostamento di sede oltre quello che lo vede alli Ferri Vecchi; dal 1574 il poi, e cioè da dopo la condanna, non ha più notizie di lui.

Si ha notizia della perquisizione effettuata nella sua bottega ma non dove essa si trovava.

 

Non è dato sapere neanche se sia stato sposato e se abbia avuto figli.

Di lui non si racconta neanche di relazioni amorose.

 

Non si ha notizia di suoi eventuali successori, diretti o indiretti, ai quali abbia lasciato in eredità la sua bottega o di altri che, rilevandola, abbiano comunque dato un seguito alla sua attività di libraio.

Come annoterò più avanti nel 1574 il Santo Uffizio, con la condanna che gli inflisse, mise probabilmente termine alla sua attività costringendolo a “chiudere bottega” definitivamente.

 

            Nell’articolo di Giampiero Di Marco, “Librai, editori e tipografi a Napoli nel XVII secolo”, nello spulciare l’elenco dei 557 tra editori, librai, tipografi e credo anche cartari che con il mondo dell’editoria ci sono andati molto vicini, (sono tutti elencati in ordine alfabetico e quindi la ricerca e semplice e non permette omissioni da parte mia) alle posizioni 355 e 356 trovo in sequenza: “PASSARO GIACINTO” e “PASSARO GIUSEPPE”, accompagnati dalla seguente annotazione:

 

“ […] Tipografo. Discendente forse di un altro Giacinto, attivo nel Cinquecento, «stampò per molti anni e tra le sue edizioni ve ne sono di quelle, che non lo possono fare annoverare tra gli ultimi di quest'arte». Un Marco Antonio Passaro libraio nel 1574 viene arrestato e processato dal S. Uffizio napoletano per possesso di libri proibiti. Questo Marco Antonio sarebbe stato molto più che un libraio, ma avrebbe fatto della sua bottega un vero centro di cultura, dimorante fin dal 1538 nella strada delli ferri vecchi, la sua bottega fu visitata nel 1560 da Annibal Caro. L'attività tipografica di Giacinto Passaro è documentabile nel periodo 1662-89. Nel 1662 è documentata l'attività del tipografo Giuseppe Passaro, per la stampa di Hierosiren di Francesco Marraccio, ex typographia Josephi Passari. Nel 1663 la Vita del p. Antonio de Colellis della Congr. dei Padri Pii Operarii, di Pietro Gisolfo è stampata da Giacinto Passaro. I volumi 3 e 5 del Sagro Diario Domenicano, del Marchese nel 1679. Come marca spesso usa un cesto di fiori. Giuseppe è tipografo nel 1656-62. […]

 

Sono, Giacinto e Giuseppe, da ritenersi suoi successori o semplicemente degli omonimi?

Il cognome riportato lascia pensare a suoi eredi che circa cento anni dopo la sua “scomparsa” hanno operato probabilmente esclusivamente come stampatori/editori.

Entrambi risultano contemporanei, e quindi probabilmente fratelli?

 

 

 

Parte 2

I SEDILI O SEGGI A NAPOLI

 

“I sedili (Seggi o Piazze) erano delle istituzioni amministrative della città di Napoli i cui rappresentanti, detti gli Eletti, dal XIII al XIX secolo, si riunivano nella Chiesa di San Lorenzo Maggiore per cercare di raggiungere il bene comune della Città. A cinque di essi avevano diritto di partecipare i nobili, mentre il resto dei cittadini era aggregato nel sesto seggio, quello del popolo.[4]”

 

“[…] Nello specifico i Sedili erano i seguenti:
– Capuana: il nome deriva, probabilmente, dalla presenza al suo interno della potente famiglia Capuano, la sua sede era in via Tribunali.
– Montagna: così denominato poiché situato nella parte più alta della città.
– Forcella deve il nome alla sua vicinanza con la scuola di Pitagora che aveva come simbolo una Y. Venne poi accorpato nel Seggio di Montagna. Era ubicato vicino la chiesa di Santa Maria a Piazza.
– Nilo: così chiamato per la sua vicinanza alla statua del dio Nilo, presso il Largo Corpo di Napoli.
– Porto: sorgeva vicino l’antico porto di Napoli, sorgeva in via Mezzocannone all’angolo con via Sedile di Porto.
– Portanova: così definito poiché in epoca greca le mura delle città vennero ampliate e fu costruita una nuova porta nei pressi del porto.
– Popolo: destinato a rappresentare il popolo. Non aveva, di fatto, nessun potere e si limitava a riportare le lamentele dei ceti meno abbienti. Il seggio era molto attivo nell’organizzazione di feste e processioni. Nel corso del XV secolo la sua sede venne collocata in via Sant’Agostino della Zecca. […][5]

 

 

 

Parte 3

L’ARRESTO E LA CONDANNA

 

            Diversamente invece da quanto da lui ritenuto a proposito di un suo arresto per possesso di “libri proibiti”, Angelo Borzelli avrebbe dovuto prestare maggiore attenzione; le sue informazioni risultano imprecise o quanto meno incomplete.

Considerando i documenti ai quali avrebbe potuto accedere e vista la meticolosità del suo lavoro di ricerca, sarebbe stata necessaria una maggiore precisione e accortezza.

 

In riferimento a questo evento Angelo Borzelli scrive di un processo a seguito del quale dubita possa esserci stata una condanna in quanto, a suo dire, essa non appare; inoltre colloca, come in altra parte s’è detto, l’episodio sei anni dopo quello nel quale esso effettivamente avvenne:

 

“[…] Anche il Passero non ha più voce in Napoli, o io non lo trovo intra i contemporanei dell'ultimo quarto del secolo per verun verso.

Senza dubbio proseguì a tener bottega e far commercio di libri e, certo, come il Cappello[6], che venne processato per libri proibiti, quel Cappello “che non faceva fedelmente i fatti del Giolito e non teneva buona vita”, pure il Passero venne tra le grinfie dell'Inquisizione con un tal Romano, pare, presso il 1580; ma non sappiamo proprio perché, né se ebbe condanna dolorosa, perché la condanna non appare. […]”[7]

 

Nello scrivere circa l’essere finito M.A. Passero nelle maglie dell’inquisizione, Angelo Borzelli fa riferimento alla denuncia subita dal “Libraio Cappello” e alla conseguente perquisizione della sua bottega.

Da come scrive sembra quasi che gli unici episodi da ritenersi rilevanti a tal proposito in quel periodo siano il suo e quello del Cappello, lasciando poi pensare che quello del libraio Marco Romano, sia stato un coinvolgimento casuale.

 

In realtà tra quanto accaduto al Cappello e quanto accaduto al Passero e al Romano, che causalmente il Borzelli unisce in una vicissitudine che ha visto nel frattempo coinvolti un gran numero di librai, ci sono 9 anni di distanza.

Marcantonio Passaro e Marco Romano sono uniti esclusivamente da un fatto: le perquisizioni delle loro botteghe avvennero quasi contemporaneamente e contemporaneamente, ciascuno per proprio conto, fu arrestato, processato e condannato.

 

Il libraio Giovan Battista Cappello, bolognese che gestiva a Napoli una bottega per conto del libraio-editore veneziano Gabriele Giolito, il quale riponeva nel Cappello una grande fiducia, subì una denuncia nel 1565 e la sua bottega fu perquisita.

Gli furono trovati una gran quantità di libri proibiti che gli vennero sequestrati e venne arrestato.

Se ne riempirono ben tre casse:

“[…] il De Incertitude et vanitate scientiarum  di Agrippa di Nettescheim, alcuni scritti di Sebastiano Munster, di Erasmo, di Machiavelli, il Nuovo Tesdtamento tradotto dal Brucioli, La Grammatica, la Dialettica e la Rethorica et Thopica di Melantone, il Decamerone di Boccaccio etc…[8][…]”

 

Via percorrendo gli anni si incontrano sulla strada altri librai che finirono sotto la lente dell’inquisizione come a esempio Battista de Cristofaro alla Vicaria Vecchia, Angelo Paresio o Giovanni Pietro Boet sempre alla Vicaria Vecchia.

Tutti ebbero un bel da fare nel cercare di giustificare la presenza di quei libri nella propria bottega cercando di scaricare le responsabilità su chi li aveva presentati e consegnati loro.

 

Arrivo finalmente nel 1574, e non “verso il 1580” come riportato da Angelo Borzelli, a Marcantonio Passero, che cercò di giustificarsi dichiarando di non sapere che alcuni dei libri sequestratigli fossero proibiti, e a Marco Romano che tra le altre giustificazioni dichiarò che i volumi proibiti sequestratigli erano stati acquistati quando ancora erano permessi, e dunque ben prima di venticinque anni addietro.

 

Da come viene riportato, e descritto qui di seguito, la bottega del Passero venne dunque perquisita e lui arrestato nel 1574, circa nove anni dopo G.B. Cappello, con una chiara e ben esplicita motivazione che gli fece subire un processo al quale fece poi seguito la condanna.

 

“Il 21 giugno 1574, il cardinale di Pisa (Scipione Rebiba), a nome della Congregazione romana del S. Ufficio, scrisse all'arcivescovo di Napoli per invitarlo "per servitio di questo Sancto Officio" ad ordinare "che si faccia la cerca alle librarie di Marc Antonio Passaro e di Marco Romano, dando nome di volerla fare a tutte l'altre anchora, siccome ordina l'Indice, e sia con ogni diligenza e non solamente nelle botteghe, ma nelle case anchora e nei luoghi più secreti d'essi, senza che detti librari possino haver tempo di nascondere cosa alcuna"

Nel caso che fosse stato trovato presso di loro qualche libro proibito, i due librai avrebbero dovuto essere arrestati.

Effettuata la "visita", dal solito don Francesco Lombardo, e trovati alcuni libri "eretici", il Passaro ed il Romano, come era stato richiesto dalla S. Congregazione, furono incarcerati.”[9]

 

Il Passaro fu dunque arrestato insieme al libraio Marco Romano nel Luglio del 1574 e

 

“[…] Nello stesso mese, il Passaro ed il Romano, dopo aver prestato idonea cauzione, furono trasferiti dalle carceri in una camera detta "del carceriere", ubicata sempre nel palazzo arcivescovile. Nell'agosto, sempre dietro cauzione, fu data loro "loco carceris" la città di Napoli.

Il 30 marzo 1575, con la partecipazione dello stesso arcivescovo, la curia napoletana pose fine al processo iniziato l'anno precedente. I libri proibiti sequestrati avrebbero dovuto essere confiscati e bruciati davanti alle librerie dove erano stati trovati ed i due librai avrebbero dovuto astenersi per un anno, a decorrere dal giorno della loro liberazione, dall'esercitare la loro professione![10]”

 

Contrariamente dunque a quanto scrive Angelo Borzelli, che a questo punto credo non abbia indagato a fondo, la condanna è ben evidente.

Non è chiaro cosa si voglia intendere con lo scrivere “fu data loro loco carceris la città di Napoli”; se cioè finirono effettivamente in carcere, a Napoli piuttosto che a Roma dove avvenivano le esecuzioni della maggior parte delle condanne, o se sia Romano che Passero subirono quello che in termini moderni si potrebbe definire un “arresto ai domiciliari”; “Loco carceris”: la prigione in senso letterale intesa, oppure “obbligo di residenza”? Propendo per la prima ipotesi.

In ogni caso viene da pensare che la pena sia stata dolorosa, se non altro economicamente in considerazione del lavoro che entrambi i librai svolgevano: tutti i libri proibiti vennero bruciati e fu imposto loro,  […] a decorrere dal giorno della loro liberazione, il divieto di esercitare la loro professione […].

Non ho trovato scritto quanti anni di “Loco carceris a Napoli” vennero inflitti, ma si può ben ritenere che restarono lontani dalla loro bottega per un bel po’ più di 12 mesi!  

 

Nella bottega del libraio Marco Romano furono trovati

“molti [libri] di Erasmo, alcuni di Melantone, del Brucioli, dell'Aretino, del Savonarola, di Battista da Crema, cinque esemplari dei Dialoghi dell'Hutten, uno di geografia del Munster, il Principe e le Histotie del Machiavelli, uno scritto (di argomento non religioso) di Celio Secondo Curione, le Facetie del Bracciolini ecc.. Presso il Passaro erano stati sequestrati libri di Melantone, di Erasmo, di Alfonso Enriquez, di Pietro Aretino, ecc.”[11]

 

            Come s’è visto dunque non è vero che “[…] non sappiamo proprio perché, né se ebbe condanna dolorosa, perché la condanna non appare […]”: sappiamo il perché e si ha notizia che fu condannato e quale detta condanna fu.

Come mai Angelo Borzelli non aveva acquisito questa informazione?

Sarà che questo “scivolone” rischia di mettere in dubbio il suo attento lavoro di ricerca?

 

In realtà di Angelo Borzelli viene rimarcato il suo essere stato un ricercatore meticoloso di notizie a riguardo dei personaggi dei quali, e sono stati tanti!, ha pubblicato una biografia. Cosa questa sottolineata dalla moglie Itala nella “Postuma” da lei dedicata al marito in “Nicolò Franco e Filonico”, nota pubblicata dopo la morte del marito nel 1943 a Napoli presso “Aldo Lubrano Editore”:

 

“[…] ché mai il suo lavoro di ricerche e di ricostruzioni storiche ebbe un attimo di tregua. Avendo, negli anni della sua maggiore attività, raccolto, a traverso accurate indagini nelle biblioteche e negli archivi pubblici, un materiale assai cospicuo di notizie e di documenti […]”

 

            Appare dunque poco credibile quello che scrive Angelo Borzelli quando afferma che

“[Marco Passero] Senza dubbio proseguì a tener bottega e far commercio di libri”.

Probabilmente pur non avendo trovato più notizie di lui a riguardo delle sue attività di libraio o editore, ha ritenuto che avesse comunque continuato nel suo lavoro pur non apparendo più nella vita pubblica.

 

Posso invece immaginare che non abbia trovato più notizie di lui nell’ultimo quarto del secolo in quanto, considerando il risultato della condanna che lo obbligò insieme al Romano “ad astenersi per un anno a decorrere dal giorno della loro liberazione, dall'esercitare la loro professione”, ed essendo il processo terminato a marzo del 1575, il Passero dovette probabilmente dire definitivamente addio alle sue attività.

 

Angelo Borzelli infatti annota “[…] Anche il Passero [oltre che la poetessa Laura Terracina] non ha più voce in Napoli, o io non lo trovo intra i contemporanei dell'ultimo quarto del secolo per verun verso.”

Ultimo quarto del secolo: periodo corrispondente per l’appunto dal 1575 al 1600.

La condanna e la conseguente pena che non conosco quanto sia durata, cose delle quali Angelo Borzelli sembra non abbia alcuna notizia, sono state sicuramente all’origine della “scomparsa” di Marc’Antonio Passero.

            Avendo perso tutti i contatti con i personaggi dei quali si era circondato, in una realtà effimera e quasi irreale come quella nella quale era vissuto, è finito ben presto del dimenticatoio della storia letteraria del cinquecento.

Sembra quasi che il Passero e la Terracina, così come siano vissuti insieme siano anche morti insieme.

 

Nessuna notizia ho trovato dell’anno della sua morte, d’altronde nessuna ne ho trovata a riguardo dell’anno in cui è nato: nel 1575, anno della condanna e “uscita di scena”, quanti anni avrà avuto? A quanti anni sarà morto?

Interrogativi ai quali sarà difficile riuscire a trovare, almeno per me, una risposta.

 

Il 1577 sembra essere un anno che li accomuna entrambi quale quello della loro “scomparsa” dalla vita pubblica e, da come trovo annotato, per Laura Terracina anche dalla vita.

Sicuramente per la poetessa risulta l’anno della sua “fine letteraria” considerando il suo stretto legame con la “fine professionale” di Marc’Antonio Passero: scomparso l’uno non poteva restare in vita l’altra, essendo stati l’uno per l’altra e viceversa, la linfa vitale della loro reciproca esistenza.

 

Io sono personalmente convinto che a Marc’Antonio Passero un po’ di fama gli sarebbe dovuta arrivare a motivo del suo gran lavoro svolto con tanti personaggi e per i successi ottenuti da Laura Terracina che, proprio grazie a lui è stata annoverata tra le “poetesse” della letteratura italiana del cinquecento.

 

 

 

NOTE:

 

[1] In questa nota, come potenzialmente possibile in altre, il cognome del libraio viene riportato come “Passero”, quando è riferito alla nota di Angelo Borzelli che così lo indica a mio avviso perché lo riprende in particolare dalla Terracina, e “Passaro” in tutti gli altri casi; d’altronde si ha motivo di ritenere che il suo nome sia di fatto “Marc’Antonio Passaro”.

[2] Vedi su http://edit16.iccu.sbn.it/scripts/iccu_ext.dll?fn=13&i=1781

[3] Angelo Borzelli – “Marcantonio Passero Libraio nel 500 Napolitano” – Aldo Lubrano, Napoli, 1941; pag.n.4

[4] Vedi Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Sedili_di_Napoli

[5] Vedi “VesuvioLive.it”: https://www.vesuviolive.it/cultura-napoletana/storia/271261-i-sedili-di-napoli-coserano-e-quali-funzioni-avevano/

[6] Cappello Giovan Battista nacque a Bologna intorno al 1525 da famiglia probabilmente di modeste condizioni. Si trasferì a Venezia attorno alla metà del secolo, ed entrò nella bottega dei Giolito, eccellenti maestri della stampa ed editori di larga attività. In quella bottega dovette apprendere l'arte sino a diventare quel tipografo provetto che dimostrò di essere nella sua maturità, quando aprì in Napoli la sua stamperia. [ … ]

…i Giolito lo inviarono a Napoli come loro "fattore" con procura per le piazze di tutto il Regno. Nel 1573, lasciati i Giolito, aprì un negozio di libraio in via S. Biagio. [ … ]

…erano, quelli, anni assai difficili per i tipografi ed i librai del Regno; i rigori delle prammatiche vicereali, gli editti pontifici fatti puntigliosamente osservare dall'autorità politica, la sorveglianza del Consiglio collaterale e del cappellano maggiore e quella - che era ben più temuta e sempre implacabile - del delegato diocesano della Inquisizione rendevano molto precaria, quando non era pericolosa, l'attività di tipografi, editori e librai, nonché, naturalmente, quella degli autori. Le prammatiche del viceré Pedro de Toledo De impress. librorum (15 ott. 1544 e 1º nov. 1550) ordinavano che nessun libro, o neanche la più piccola carta", potesse essere stampato senza licenza del cappellano maggiore. E questa licenza doveva essere assai ardua ad ottenersi poiché dopo il 1550 si stamparono pochissimi libri a Napoli e nessuno durante il 1554. Il duca d'Ossuna nella sua prammatica del 20 marzo 1585 inasprì le pene già comminate e sottopose a permesso anche "le più piccole e volanti cose". Il conte di Olivares impose il 31 ag. 1598 che nessuna stamperia o libreria fosse aperta senza sua personale licenza; questo spiega la decadenza della tipografia napoletana già tanto gloriosa nel periodo aragonese. [ … ] Fonte: „Dizionario biografico Treccani online.”

Non trovo all’interno del testo alcun riferimento a processi o arresti. 

Vedi in „Dizionario biografico Treccani online.”:

https://www.treccani.it/enciclopedia/giovan-battista-cappello_%28Dizionario-Biografico%29/

[7] Angelo Borzelli – “Marcantonio Passero Libraio nel 500 Napolitano” – Aldo Lubrano, Napoli, 1941

[8] Vedi Romano Canosa, Storia dell’Inquisizione in Italia: Napoli e Bologna, Sapere 2000, Roma, 1990, pp. 68-69

[9] Romano Canosa, Storia dell’Inquisizione in Italia: Napoli e Bologna, Sapere 2000, Roma, 1990, p. 71

[10] Ibidem, p. 72

[11] Ibidem, p. 71 nota 12.

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2023-06-03 12:05

IL ROMANZO PER TUTTI Napoli - LUBRANO e FERRARA - Editori Via Costantinopoli, 103-SI È PUBBLICATO[: 1.   D. LESUEUR - Madre ed amante.2.   G. OHNET -

Il Romanzo per tutti. Oltre gli autori pubblicati: 2 - Adhémar De Montgon: chi ha collaborato con lui
Paolo Lubrano, Miei testi, Miei testi,

Il Romanzo per tutti. Oltre gli autori pubblicati: 2 - Adhémar De Montgon: chi ha collaborato con lui

Paolo

2023-05-31 14:48

ADHÉMAR DE MONTGON - e la sua collaborazione con Felix Foudrain, la moglie Thérèse Lenôtre, A. Bernède, P. de Choudense, H. Cain, H. Keroul, A. Barré

Il Romanzo per tutti. Gli autori. CHARLES
Luigi Lubrano, Narrativa, Paolo Lubrano, Il Romanzo per tutti, Narrativa Straniera, Miei testi, Miei testi,

Il Romanzo per tutti. Gli autori. CHARLES "Carlo" QUINEL e "La vergine adultera"

Paolo

2023-05-31 09:48

Nel 1909 Lubrano e Ferrara acquistano il diritto di traduzione in lingua italiana del volume edito in Francia nel 1901 di "La Vierge adultère" di Charles Quinel

Luigi Lubrano, Narrativa, Paolo Lubrano, Il Romanzo per tutti, Miei testi,

"IL ROMANZO PER TUTTI" - Un primo passo: annotazioni, presentazioni, curiosità...

Paolo

2023-05-25 11:19

Con il fornirmi la copia del romanzo "Santa Cecilia" di Barrili, la Biblioteca Comunale "Angelluzzi" di Eboli mi ha fornito indirettamente notizie che

Sezione 1 - Marcantonio Passero: il possesso di “libri proibiti” e la condanna; il “privilegio di stampa”: il precursore del “Copyright”.
Paolo Lubrano, Marcantonio Passero, Miei testi, Miei testi,

Sezione 1 - Marcantonio Passero: il possesso di “libri proibiti” e la condanna; il “privilegio di stamp

Paolo

2023-05-22 11:05

SEZIONE 1 - 1 - Marcantonio Passaro.  2 - I SEDILI O SEGGI A NAPOLI. - 3. L’ARRESTO E LA CONDANNA

I Cataloghi di Luigi Lubrano: i monotematici e delle aste. Quelli ritrovati tra i pubblicati in 63 anni di vita.
Luigi Lubrano, Cataloghi,

I Cataloghi di Luigi Lubrano: i monotematici e delle aste. Quelli ritrovati tra i pubblicati in 63 anni di vit

Paolo

2023-05-19 13:13

Il Catalogo N. 64 del 1909: Libri rari dalla Biblioteca del Conte Sabatelli.Il Catalogo N.70 del 1910: I "Libri rari appartenuti al Marchese Vincenzo

ILLUSTRAZIONE DI 22 LEGATURE ADÈSPOTE ERRONEAMENTE DETTE CANEVARI - 1
Luigi Lubrano, Pubblicazioni, Paolo Lubrano, Miei testi, Miei testi,

ILLUSTRAZIONE DI 22 LEGATURE ADÈSPOTE ERRONEAMENTE DETTE CANEVARI - 1

Paolo

2023-05-15 13:27

di Antonio BellucciIntroduzione Nel volume secondo del “Bollettino del Bibliofilo” - anno 1920, veniva già riportato il testo integrale, dalla pagina

1) Catalogo Libri e opuscoli su Napoli e l'Antico Reame delle Due Sicilie
Luigi Lubrano, Cataloghi,

1) Catalogo Libri e opuscoli su Napoli e l'Antico Reame delle Due Sicilie": la presentazione del catalogo

Paolo

2023-05-08 13:44

Libri ed opuscoli su Napoli e l'Antico Reame delle Due Sicilie: la presentazione del catalogo VERSO la fine del 1905, dopo la morte di Emilio Prass, c

Catalogo dei libri scelti di Luigi Lubrano di Napoli. Esposizione 19, 20 e 21 ottobre 1917 - Vendita 22, 23, 24, 25, 26, 27 Ottobre 1917.
Luigi Lubrano, Cataloghi,

Catalogo dei libri scelti di Luigi Lubrano di Napoli. Esposizione 19, 20 e 21 ottobre 1917 - Vendita 22, 23, 2

Paolo

2023-05-04 11:29

Catalogo dei libri scelti di Luigi Lubrano di Napoli Arte, Storia, Napoleonica... Edizioni rare... Incunabuli, Libri a figure, Legature, Manoscritti.E

Il catalogo N.92 del 10 Maggio 1913: Benedetto Cotrugli, il suo “De Navigatione” e la incondivisibile cronaca del suo mancato acquisto.​
Luigi Lubrano, Cataloghi, Paolo Lubrano, Blog Personale, Note ai cataloghi, Note ai Cataloghi,

Il catalogo N.92 del 10 Maggio 1913: Benedetto Cotrugli, il suo “De Navigatione” e la incondivisibile cron

Paolo

2023-05-03 12:35

Di Benedetto Cotrugli si possono trovare, redatte da Michele Luzzati, notizie in “Dizionario Biografico degli Italiani“ – TRECCANI.Per facilitare l’ac

Il Catalogo N.92 - Benedetto Cotrugli e il suo
Luigi Lubrano, Cataloghi, Paolo Lubrano, Blog Personale, Note ai cataloghi, Note ai Cataloghi, Note ai Cataloghi, Miei testi, Miei testi,

Il Catalogo N.92 - Benedetto Cotrugli e il suo "De Navigatione". In difesa di Luigi Lubrano.

Paolo

2023-05-03 12:33

Il testo della “cronaca” pubblicato su “ACADEMIA.EDU”​           Di Benedetto Cotrugli si possono trovare, redatte da Michele Luzzati, notizie in “Diz

Il catalogo N.92 del 10 Maggio 1913: Benedetto Cotrugli, il suo “De Navigatione” e la incondivisibile cronaca del suo mancato acquisto.​​ PARTE I
Luigi Lubrano, Cataloghi, Paolo Lubrano, Note ai Cataloghi, Note ai Cataloghi, Miei testi,

Il catalogo N.92 del 10 Maggio 1913: Benedetto Cotrugli, il suo “De Navigatione” e la incondivisibile cron

Paolo

2023-05-03 12:32

Il testo della “cronaca” pubblicato su “ACADEMIA.EDU”​           Di Benedetto Cotrugli si possono trovare, redatte da Michele Luzzati, notizie in “Diz

Tatro Politeama -
Paolo Lubrano, Miei testi, Lo scaffale delle anticaglie,

Tatro Politeama - "La minidonna". Gli autori.

Paolo

2024-04-08 13:23

“La minidonna”  "…è una rivista di Amurri, Jurgens e Torti, interpretata da Sandra Mondaini, Antonella Steni e Ave Ninchi. Rappresenta il tipico spett

SETTE NOTE PER TANTI... MOTIVI.
Paolo Lubrano, Miei testi, Lo scaffale delle anticaglie,

SETTE NOTE PER TANTI... MOTIVI.

Paolo

2024-04-08 13:10

Quale sia il contenuto di questa rivista definita dagli organizzatori “Il più grande spettacolo dell'anno” non viene riportato sul programma predispos

Gli italiani sono fatti così. Anno 1957. La trama, più o meno, e gli autori.
Paolo Lubrano, Miei testi, Lo scaffale delle anticaglie,

Gli italiani sono fatti così. Anno 1957. La trama, più o meno, e gli autori.

Paolo

2024-04-07 09:10

Due tempi di Metz, Marchesi e Verde. Compagnia “Billi – Riva” con Alba Arnova. Musiche di Luttazzi(Lelio), coreografie di Gisa Geert, scene e costumi

Sembra facile. Tutto in breve: Una nota, lo spettacolo, gli autori, i protagonisti principali.
Paolo Lubrano, Miei testi, Lo scaffale delle anticaglie,

Sembra facile. Tutto in breve: Una nota, lo spettacolo, gli autori, i protagonisti principali.

Paolo

2024-04-07 09:06

La caratteristica, negativa!, dei programmi delle rappresentazioni proposte al “Teatro Politeama” di Napoli, sembra essere quella di non presentare al

Narrativa

Pubblicazioni

Paolo Lubrano - Note, suggerimenti e testi vari.

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