Per quanto riguarda “Trinca Anerdi”, società di produzione della rivista, non sono riuscito a trovare nessuna nota a riguardo.
In un articolo di Gian Carlo (o anche Giancarlo) Fusco in “L’Europeo”, anno X, N.32, 8 agosto 1954, individuo alcune annotazioni curiose che riguardano e sottolineano la rivalità nata in quell’anno con il produttore teatrale Remigio Paone che da un quarto di secolo circa era colui dal quale dipendeva il presente e il futuro del mondo delle riviste teatrali.
L’articolo, dal titolo “Pochi di noi non assisteranno alle riviste del 1954-1955”, ha come obiettivo quello di fare il punto della situazione a riguardo la programmazione teatrale, e in maniera particolare del teatro cosiddetto “leggero”, in Italia per quel biennio.
Il tutto scaturisce dalla presenza per quel tipo di spettacolo, cioè la Rivista, di due produttori che iniziano una guerra alfine di stabilire chi tra i due sia quello che presenta al pubblico una offerta migliore e più accattivante in termini di contenuto ma soprattutto di compagnie e quindi di artisti.
In particolare, come spiegato più in avanti, la lotta sarà tra due tipologie diverse di proposte: una cosiddetta “leggera” e l’altra “impegnata”.
Siamo nel 1954, e quindi l’articolo ci racconta di quello che nel mondo delle riviste accadrà nel corso del biennio ’54 – ‘55.
La rivalità che Gian Carlo Fusco mette sotto i riflettori è quella tra Remigio Paone, il maggiore e più importante impresario teatrale che con la sua “Errepi” da un quarto di secolo è presente nel mondo dello spettacolo teatrale con vari ruoli ed incarichi, e Trinca che in società con Anerdi sono i “nuovi arrivati” che fanno di tutto per mettere l’altro in difficoltà, cercando di accaparrarsi le migliori compagnie teatrali/attori di rivista in voga in quegli anni.
Trinca è un grosso produttore di vini dei Castelli Romani, ed è particolarmente orgoglioso di un suo celebre vino bianco.
Il suo motto era “Trinca con Trinca”.
Quando si decise ad occuparsi di riviste, accanto al socio Anerdi, uomo di teatro, lo fece subito e con criteri industriali, preferendo iniziare immediatamente alla grande con grandi nomi, pur se accollandosi gravi rischi.
L’articolo non fornisce il suo nome di battesimo e neanche è riportato nei programmi teatrali individuati, ma ho motivo di pensare che si tratti di Giuseppe Trinca fondatore nel 1947 a Marino - e dunque siamo tra i Castelli romani, della “Casa vinicola Trinca” poi trasferita a Frascati nel 1980 dagli eredi.
Non si conosce se “Anerdi”, anche quest’altro indicato dappertutto con il solo cognome, era già suo socio nell’azienda vinicola e contestualmente era anche “uomo di teatro”, oppure se “socio” lo sia diventato, e solo per le produzioni teatrali, in un secondo momento quando Trinca affiancò a quella di produttore di vini anche l'attività di produttore teatrale, e si servì di questi, già introdotto in quel mondo, per iniziare con prepotenza un percorso da lui poco conosciuto.
Mi viene da pensare che sia da considerarsi più realistica la prima delle due opzioni in quanto renderebbe più logica la decisione di Trinca di affiancare al vino il teatro.
Cosa che da solo non avrebbe probabilmente potuto fare.
L’articolo al quale faccio riferimento è di per sé coperto da copyright ed è presente a questa pagina, ma di fatto siamo a 70 anni dalla sua pubblicazione anche se l’autore è morto nel 1984 e dunque solo 40 anni fa.
Io però non ricopio l’articolo per riproporlo tal quale, ma mi servo del suo contenuto per annotare alcune cose.
Articolo che tra l’altro ho individuato su un sito non appartenente al giornale sul quale esso è comparso.
Mi domando dove sia il “copyright”. Ma tant’è.
Remigio Paone, sulla breccia dunque oramai da poco più di venticinque anni, era considerato “il padre-padrone” del mondo della rivista, ma il duo “Trinca Anerdi” entrò in campo e si mostrò essere un suo degno avversario.
In quell’anno, parliamo del 1954 ed è meglio ricordarlo per evitare errate contestualizzazioni temporali, quel mondo sembrava doversi dividere in due partiti fondati sulla rivalità delle due stelle principali: Wanda Osiris ed Elena Giusti.
In realtà, spostandosi dagli attori agli autori, lo scontro sarebbe diventato tra coloro che credono alla rivista fatta di lustrini, di piume e di luci, - e qui si fa riferimento ad autori quali Giovannini, Garinei, Spiller, Puntoni, Silva, Terzoli, Falconi e Verde -, contro quelli che credono nella rivista «con messaggio» come Marchese, Dario Fo, Giustino Durano e Franco Parenti.
Una rivista, quest’ultima, costruita come un manifesto “politico-intellettuale”, con polemiche e sottili allusioni d'attualità al posto dei comuni giochi di luce e solite coreografie.
In sostanza una rivista di passatempo contro una rivista di cultura.
Si passa in breve tempo a una vera e propria guerra: una guerra degli impresari con una mobilitazione generale di chi appartiene all’esercito di Trinca contro quelli dell’esercito di Remigio Paone.
Erano stati creati dei codici, il cui significato sembra fosse però ben chiaro a tutti, per far capire “solo a chi dovesse capire”, quali fossero le compagnie alle quali ciascuno intendeva riferirsi: “Tawa” – per intendere Nino Taranto e Wanda Osiris; “Biriba” – per intendere Riccardo Billi, Mario Riva e Isa Barzizza; “Macamm” - per intendere Erminio Macario, Carla Del Poggio, Amru Sani; “Togra” – per intendere Ugo Tognazzi e Dorian Gray; “Dadelu” – per intendere Carlo Dapporto, Delia Scala, Lucy D'Albert.
“Trinca Anerdi” acquisirono dalla loro parte Giovannini e Garinei, Scarnicci e Tarabusi, Macario, Rascel, Tognazzi, Dorian Gray, Dapporto, Delia Scala, Carla Del Poggio, Lucy D'Albert; i maestri Kramer e Luttazzi; i coreografi Paul Steffen, Mary Anthony, Gisa Geert e Don Sadler.
Senz'altro una bella squadra considerando il filone del momento che risultava essere molto apprezzato dal pubblico.
Da parte sua Paone mantenne tra le sue fila Wanda Osiris, Nino Taranto, Riccardo Billi, Mario Riva, Isa Barzizza; inoltre i coreografi americani Tony Charmoli, Lee Shermann, Bob Sidney; il Trio Cabot del «Lido» di Parigi, il Quartetto Cetra, i compositori Trovajoli e Boneschi; e poi i librettisti Orio Vergani, Veltroni, Verde, Ages, Scarpelli, Mangini, Nelli, Mantoni, Cappelli e Ciorciolini.
Indubbiamente in sostanza un vero e proprio esercito questo, ben organizzato a resistere all'attacco dell’avversario e a rintuzzarne i colpi.
Tra i due contendenti principali, in posizione del tutto neutrale, nel biennio 1954-1955 ci sono in particolare gli impresari milanesi Bixio e Sirri, i quali per quei due prossimi anni preparano una rivista dal titolo ancora sconosciuto per Walter Chiari, Valeria Valeri, Antonella Steni e Gino Bramieri; a loro si aggiungerà, probabilmente anche Arnoldo Tieri.
A Bixio e Sirri si affiancano l’impresario, Bedosti, per il quale una nuova rivista la stanno scrivendo Simonetta, Zucconi e Leoni per le sorelle Nava, e Rosina e Bracchi che sembra abbiano acquistato un'operetta francese, “Haratin”, perché venisse riscritta per il trio Giusti – Scotti – Togliani; ma questa sembra essere soltanto una ipotesi.
[N.d.R.: di questa operetta non trovo alcuna traccia, né della versione originale né soprattutto della presunta trasposizione per il teatro italiano, il che potrebbe significare non sia mai stata messa in scena]
Allo stesso tempo a Milano vengono rappresentate due riviste che stanno ottenendo grande successo; due riviste che rappresentano le due scuole in polemica: al Piccolo Teatro “Sani da legare”, di Dario Fo, Giustino Durano e Franco Parenti; al Teatro Odeon “Occhio per occhio, lente per lente”, di Puntoni, Silva, Terzoli e Spiller;
La prima è da scriversi a quel filone di «cultura» così tanto discusso, mentre puramente rivista di «passatempo» è la seconda.
Si scontrano nella stessa città i mimi e le maschere di costume di Paolo Grassi e di Giorgio Strehler, contro le banalità di Mario Carotenuto e le gambe a fuso di Vickie Henderson.
Gian Carlo Forte ipotizza, dunque, che si possa dover assistere, scontro che si protrarrà per otto mesi sin dal mese di ottobre del 1954, a una grande battaglia di ben nove grandi riviste.
Ecco dunque il perché del titolo dato all’articolo: “Pochi di noi non assisteranno alle riviste del 1954-1955”.
Come non dargli una “postuma” ragione?
A proposito di Remigio Paone…
giusto per saperne un poco di più.
Remigio Paone è stato una figura di spicco nel panorama teatrale italiano del XX secolo. Nato a Formia nel 1899, Paone ha dimostrato fin da giovane un interesse per il teatro e le arti, pur avendo intrapreso inizialmente studi in economia. La sua passione per il teatro lo ha portato a diventare un influente impresario, direttore e organizzatore di spettacoli.
Dopo aver iniziato la sua carriera come cronista parlamentare e lavorando nel settore bancario, Paone si dedicò completamente al teatro, diventando noto per la sua capacità di rilanciare compagnie teatrali in crisi economica e per la sua audacia nel portare in scena nuovi lavori, tra cui la prima italiana de "L'opera da tre soldi" di Bertolt Brecht.
Negli anni successivi, Paone si distinse per il suo impegno nel promuovere e sostenere l'arte drammatica italiana, fondando e dirigendo l'Unione Nazionale dell'Arte Teatrale (UNAT). Attraverso questa organizzazione, ampliò i circuiti teatrali nel paese e si impegnò per la tutela dei diritti degli artisti.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, Paone si unì alla Resistenza e svolse un ruolo attivo nell'aiutare gli antifascisti, fornendo rifugio e sostegno logistico. Dopo la guerra, continuò la sua carriera teatrale, dirigendo importanti teatri in diverse città italiane e contribuendo al rinascimento culturale del dopoguerra.
Tuttavia, la sua carriera non è stata priva di controversie e difficoltà finanziarie. Paone è stato coinvolto in inchieste e processi legali, incluso un caso di peculato che alla fine si è risolto a suo favore.
Nonostante le sfide, Paone è stato riconosciuto come una figura di grande importanza nel mondo teatrale italiano, ricevendo numerosi premi e onorificenze per il suo contributo alla cultura e alle arti performative. La sua morte improvvisa nel 1977 ha segnato la fine di un'era nel teatro italiano, ma il suo lascito e la sua influenza continuano a essere riconosciuti e celebrati.
Fonte: liberamente tratto da "Dizionario biografico Treccani".